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L’arte armorara nel XXI secolo

relazione fatta 10/11/2007
presso il "Museo del figurino storico" di Calenzano Firenze

 

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L’arte armorara in Italia, fu a partire dalla metà del XIV secolo sino alla fine del XVI, una delle più fiorenti forme industriali. Questa lunga fase che durò più di tre secoli, ebbe il suo declino con l’avvento di nuove conoscenze scientifiche e strategiche applicate all’arte della guerra.
Prima fra tutte la scoperta della polvere da sparo.
Quasi inutili furono i vari espedienti escogitati dalle grandi menti degli imprenditori dell'epoca (cambio della tempra, resa più assorbente all'urto ecc.): la nuova arma divenuta ormai di uso comune segnò la fine dell'era dei "cavalleri" detti i signori della guerra.
Oggi ripercorrere quelle forme e fogge è per chi costruisce e per chi in maniera pratica le utilizza, un vero e proprio salto nel passato.
Difatti l’arte della costruzione delle armature è andata, nel nostro paese, completamente perduta. Basti pensare che solo nell’800 esistevano ancora fabbri in grado di lavorare con grande maestria il metallo, tanto che, da quell’epoca sono giunte a noi molte repliche che con difficoltà un esperto oplologo riesce a riconoscere come tali.
Oggi è quasi un ricominciare tutto da capo e molte volte per realizzare una replica bisogna buttare diverse prove non ben riuscite.
 
La Lamina
Oggi è molto semplice rifornirsi di lamine di ferro o acciaio. Nel passato, tutto ciò faceva parte di un’ insieme di lavorazioni affidate a terzi, specializzati nel temprare e tirare a spessore richiesto partendo dalla fusione iniziale del minerale ferroso detto "pane".
Noi oggi sfruttiamo questo vantaggio acquistando materiale già a spessore uniforme, ma tenendo conto delle tecniche antiche e soprattutto del risparmio (non necessario oggi, ma indispensabile all’ora visto il costo) sagomiamo a caldo ogni singolo pezzo dando curvature, bombature, scatolature e bordure con il solo utilizza del martello.
 
La Forgiatura
L’utilizzo della forgia, nella ricostruzione degli apparati difensivi nel nostro tempo, è legato alla necessità di plasmare la lamina a proprio piacimento per creare pieghe e volumetrie che altrimenti necessiterebbero,come avviene per produzioni di bassa qualità, dell’impiego di tecnologie moderne quali ad esempio la saldatrice.
Il calore soprattutto serve per dare la possibilità all’artigiano sapiente di spostare il metallo caldo a colpi infiniti di martello per creare ad esempio ogive partendo, senza soluzioni di continuità, da un pezzo intero.
 
La tempra
Nel passato la tempra del metallo era la fase più importante delle operazioni, in quanto essa dava la certezza al committente di essere ben protetto all’interno della pezza difensiva. Ecco che a Milano la famosa famiglia Negroli da Ello detti “Missaglia” fu la prima a dare un senso di certificazione alle punzonature, che sino a quel momento erano esclusivamente indicative della provenienza di origine.
Infatti la singola punzonatura dava, dopo quel momento, la garanzia della resistenza dell’oggetto in esame a tiro di balestra.
La doppia punzonatura garantiva la resistenza alla balestra grossa, mentre se, questi marchi erano accompagnati alla sommità da un terzo differente punzone, questo stava ad indicare la supervisione del lavoro da parte del Mastro armaiolo.
Oggi le repliche sono finalizzate al puro utilizzo estetico, dunque, lavorare un metallo temprato anche per questione di costi non è l'esigenza primaria.

 
Volumi e proporzioni
Il fisico di noi uomini del 2000 non è certo da paragonare a quello dei nostri nonni o peggio ancora dei nostri avi.
Infatti un elmo standard della prima guerra mondiale è di misura 54-56 mentre oggi la misura media può essere indicata attorno al 58-60.
Da questi dati, uniti all’altezza che via via sta aumentando, possiamo, a grandi linee, renderci conto della difficoltà di adattare una forma omogenea creata per le fisicità del XV secolo alle differenti proporzioni che oggi ci caratterizzano.
Il rapporto torace-giro vita è uno dei punti più dolenti da affrontare nel ricreare un’armonia nell’aspetto di un uomo in arme completamente equipaggiato.
Se per un fante, vestito alla leggera, la figura è di facili proporzioni, per un "Homo d’Arme" la cosa cambia drasticamente.

Non dare il senso della pesantezza e goffaggine è uno dei target principali da raggiungere.
L’armatura italiana del XV secolo è una delle forme più armoniose e difficili da realizzare.
Nella realizzazione non vanno sottovalutati i punti di snodo e i punti di appoggio della stessa.
Infatti, anche se quest’ultime non sono preposte a salvarci la vita in un torneo o campo di battaglia,esse devono rispondere a dei requisiti tali da non recare danno o semplice disturbo a chi le indossa.

Stili e foggie
Esempi di armature da giostra, da guerra oppure da pompa i musei europei ne sono pieni, resta solo l’imbarazzo della scelta per poter realizzare la propria replica.
Non è del tutto così, purtroppo, ad oggi per quanto ci riguarda alcune tecnologie di lavorazione sono ancora sconosciute.
La nostra manualità e conoscenza a tutt' oggi non è però sufficiente per forgiare ad esempio un "Morione tondo" in un solo pezzo o ricreare una maglia rivettata a “grano d’orzo" con metodi originali.
Anni di fucina e lavoro ci separano dai nostri avi che con grande sapienza custodivano tali segreti.

Conclusioni
L’armatura non è solo un contenitore metallico, ma è e deve essere un ricordo tangibile in grado di trasmettere tutto lo spirito delle imprese eroiche fatte da chi ci ha preceduto e per cui essa è stata costruita.
Ogni pezza che viene plasmata assorbe dal costruttore parte di sé, ed è dunque possibile riconoscerne la mano e quindi la provenienza, ciò che non potrà mai e dico mai esistere per qualcosa fatto dalle macchine.

Gianfranco De Cao

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